ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
Ex ospedale,
un futuro già scritto?
di Andrea Bentivegna
08/10/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

Diciamo che la trama è ormai ben collaudata: ci sono un bene pubblico da tempo abbandonato e un imprenditore privato che lo rileva decidendo di valorizzarlo con il progetto di un architetto più o meno di grido. Ecco un vecchio classico all’italiana, un affare per pochi.

Questo però potrebbe essere il futuro che aspetta anche a Viterbo ed è ormai dietro all’angolo. Sì perché questa tendenza all’abbandono che si riscontra negli ultimi anni ha fatto sì che le zone di maggior pregio della città siano oggi disseminate di edifici vuoti che aspettano solo di essere valorizzati.

Se da una parte in molti auspicano giustamente questa svolta turistica per l’economia della città, dall’altra bisogna riflettere sui rischi che un’operazione simile nasconderebbe se avvenisse in assenza di un qualsiasi piano in grado non lasciare il tutto completamente in mano agli interessi privati.

A questo proposito la partita nei prossimi anni si giocherà prevedibilmente attorno ad un edificio che più di ogni altro sarà cruciale per il futuro del nostro centro: l’ex ospedale.

Si tratta di un complesso di dimensioni considerevoli, abbandonato ormai dal lontano 2002 e situato nel punto nevralgico della città che rappresenterà certamente la fetta più appetitosa di questa preziosa torta. Immaginate solo quanto possa valere un albergo o degli appartamenti in quel punto, a metà strada tra palazzo papale e piazza della Morte, direttamente affacciati sulla Valle di Faul. Una location da sogno.

Prefigurando allora questo futuro appare quasi come il frutto di una curiosa coincidenza il fatto che il tanto agognato ascensore che collega la valle sottostante con il Duomo - prossimo (forse) all’apertura - arrivi proprio nel bel mezzo di questo complesso dichiarato da anni inagibile.

Insomma, tutto lascia prevedere che ci saranno presto delle novità che riguarderanno l’ex ospedale e il che è naturalmente un bene, a condizione che si pensi anche ai viterbesi. Sarebbe importante infatti che il vasto complesso ospitasse più di una funzione, cercando di diversificare la sua vocazione, offrendo un’opportunità anche all’imprenditoria e l’artigianato locali e nondimeno alla cultura.

Qualcuno nel corso degli anni ha proposto di trasformarlo in sede universitaria, altri hanno immaginato una grande struttura ricettiva e altri ancora un polo museale. L’importante sarebbe però che tutto si svolgesse all’interno di un preciso piano di sviluppo che coinvolga anche il resto del centro e non solo. Un piano che però ad oggi non solo non esiste ma non è nemmeno ipotizzato. In poche parole sappiamo come si prevede che sia il centro di Viterbo nel 2026? Sembrerebbe di no.

Avere una visione che indirizzi lo sviluppo di una città è infatti uno snodo fondamentale per evitare che siano invece pochi privati con le loro esigenze - che sono ovviamente legittime ma che non sempre coincidono con quelle della collettività - a determinare il futuro di tutti noi.

Certo, oggi questa preoccupazione può sembrare eccessiva occupati come siamo a risolvere i problemi di tutti i giorni ma è in realtà proprio ora, più che mai, il momento di pensare al futuro.

Il rischio abbastanza prevedibile è altrimenti quello che Viterbo segua il percorso di altre località turistiche che sono ormai private dei loro abitanti e della vita di tutti giorni per essere trasformate in una sorta di irreale villaggio in cui comitive di turisti si aggirano tra bar e ristoranti fotografando scenografici scorci dietro ai quali non vive più nessuno.

Oggi siamo ancora in tempo e sarebbe doveroso chiedersi e poi decidere cosa vogliamo per il nostro futuro senza aspettare che lo faccia per noi l’imprenditore di turno.





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